Le origini dell’epitaffio
La parola deriva dal greco antico e significa letteralmente “ciò che sta sopra il sepolcro”. Nella Grecia Antica il termine stava a rappresentare il discorso commemorativo che veniva enunciato nel corso di un rito funebre. Dalle parole pronunciate si è passati alle parole scritte, da un testo prolisso si è giunti a qualche parola: l’epitaffio dei giorni nostri.
Ciò che è rimasta invariata è l’essenza, la ragione per la quale venivano e vengono espressi questi pensieri, ovvero la volontà di omaggiare e commemorare il caro defunto “pubblicamente”.
L’importanza del messaggio sulla lapide
L’epitaffio assume un valore rilevante per una duplice causa:
- esprime un omaggio all’estinto
- resta impresso nel tempo
La frase incisa rappresenta un messaggio da lasciare ai posteri e deve essere applicata per durare negli anni. Per tale ragione è fondamentale pensare in misura approfondita a cosa scrivere, visionare attentamente che non ci siano errori di battitura ed essere certi di voler procedere.
Come fare? Ecco alcuni accorgimenti per scrivere un buon epitaffio
- Raccogliere le idee e prendersi del tempo pensando alla vita del caro estinto
- Mettere nero su bianco le sue doti
- Prendere spunto dai suoi libri e letture
- Trarre ispirazione da testi sacri
- Lasciar passare del tempo una volta che si è deciso cosa scrivere
- Condividere il testo con parenti e amici del defunto
- Utilizzare parole semplici e immediate
- Non dilungarsi troppo
- Controllare che non vi siano errori
Cosa scrivere sull’epitaffio?
Abbiamo raccontato che l’epitaffio è nato per commemorare il defunto decantando le sue doti principali, ma vi sono anche altre tipologie di frasi che possono essere incise. Che venga scritto in stampatello, in corsivo, con colori neutri o più particolari, l’epitaffio è visibile agli occhi di tutti coloro che si trovano a passare nelle vicinanze della tomba dell’estinto e può rappresentare anche:
- il ricordo della fugacità della vita
- un messaggio ironico che regala un sorriso
- una frase celebre di un personaggio noto
- una frase simbolica che rappresenta il defunto
- una porzione di un testo sacro come la Bibbia
Vi riportiamo di seguito alcuni epitaffi di personaggi noti e alcuni esempi utili dei giorni nostri.
- “Ho smesso di fumare” “Manco da qui taccio” [Giancarlo Funari]
- “Non provarci” [Charles Bukowski]
- “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta” [Leonardo Sciascia]
- “Nel mio principio è la mia fine… nella mia fine è il mio principio” [Thomas Stearn Eliot]
- “Non spero nulla. Non temo nulla. Sono libero” [Nikos Kazantzakis]
- “La luce che brilla il doppio, dura la metà” [Jimi Hendrix]
- “Sono uno scrittore. Ma nessuno è perfetto” [Billy Wilder]
- “Lasciatemi dormire. Sono fatto per questo” [Francis Blanche]
- “Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato” [Walter Chiari]
- Devoto alla famiglia, al lavoro e alla vita.
- Donna, moglie, madre e sorella esemplare. Manchi già.
- Il tuo ricordo resterà impresso nei nostri cuori.
- Ti ameremo per sempre.
- I figli e la moglie posero.
- Veglia su tutti noi.
- Chi ti ha conosciuto non potrà mai dimenticarti.
- Non piangete cari, sono sereno.
- Ricordatemi con un sorriso.
- Non lacrime, ma sorrisi.
Il momento della perdita di una persona cara prevede anche il disbrigo di molteplici pratiche burocratiche e, talvolta, si rischia di dare poca attenzione alla stesura di una breve frase da riportare sulla lapide del defunto.
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